Nel 1992 a Rio de Janeiro si è svolta la Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo da cui è scaturito un documento di principi e intenti noto come “Dichiarazione di Rio” che definisce l’importanza che società ed economia siano compatibile con le necessità ambientali di mantenimento degli ecosistemi e di rinnovamento delle risorse.
Lo sviluppo implica cambiamento, una trasformazione dello status quo.
La sostenibilità rinvia all’idea di mantenimento/conservazione nel tempo, e soprattutto nel lungo periodo, di strutture, processi, informazione. Il conflitto tra i due termini si sintetizza con un percorso di miglioramento/modifica capace di mantenere nel tempo lungo le caratteristiche e le condizioni che caratterizzano il sistema ecologico, sociale ed ambientale.
Per rendere concreti gli intenti espressi nella Dichiarazione di Rio è nato un documento di “cose da fare” nel XXI secolo: l’Agenda 21. Ovvero le azioni da perseguire seguendo un percorso di sostenibilità dello Sviluppo. Partendo dal principio di pensare globalmente ed agire localmente le azioni sono state attuate politiche di sostenibilità a livello locale (Agenda 21 Locale). Dagli anni 90 vari gruppi di cittadini o in singole amministrazioni (in stretta collaborazione dei cittadini), sono riusciti ad attuare miglioramenti significativi a livello ecologico, sociale ed economico.
L’impronta ecologica (Ecological Footprint, EF) è un indice sintetico di sostenibilità che rappresenta lo spazio di terra e mare necessari per sostenere i fabbisogni di una popolazione umana. La biocapacità definisce quale sia lo spazio effettivamente a disposizione della comunità locale. Ad esempio prendendo un valore medio per Alice e Bastiano di impronta ecologica pari a 5 ettari (procapite per anno), lo sviluppo sarà sostenibile se la biocapacità che hanno a disposizione almeno 10 ettari (per entrambi in un anno). Ma questo non ci dice se sono anche sostenibilità a livello globale. Infatti ogni abitante del pianeta ha a disposizione 1,8 ettari per anno. Alice e Bastiano saranno sostenibili a livello locale ma non a livello globale. Inoltre se vogliamo far rigenerare le risorse non possiamo usare tutta la biocapacità ma lasciare una parte agli altri esseri viventi: questo ci dice che la vera sostenibilità è quella di un uomo che non usi più di 1,5 ettari per anno.
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